Rural Tour in Puglia / Sannicandro di Bari, il Castello

Di ritorno dalla Puglia, Ramingare racconta il Rural Tour a cui ha partecipato, iniziando da Sannicandro di Bari

Il Castello Normanno-Svevo

© Silvano Facco

Non si può iniziare la visita di Sannicandro di Bari se non dal Castello Normanno-Svevo, da secoli il nucleo della vita pubblica della cittadina, incontrando chi di Sannicandro è la “memoria”, avendo scritto vari libri di storia locale.

© Silvano Facco

Ramingare ha incontrato il professor Nicola Racanelli, esperto dei “princìpi”, ovvero quelle specificità in ambito culturale, ambientale e gastronomico di tradizione medievale che ancora oggi caratterizzano lo sviluppo dell’economia non solo locale ma anche della storica Terra di Bari.

© Silvano Facco

A Sannicandro e in altre località del territorio circostante, fino a manifestarsi plasticamente in tutta la loro potenza evocativa a Castel del Monte, pochi chilometri fuori dalla attuale provincia di Bari, i semi del Rinascimento hanno iniziato a germogliare già nel dodicesimo secolo.

Rural Tour in Puglia / Sannicandro di Bari

Lo spirito di iniziativa, di tolleranza e di partecipazione, che ha unito persone di ogni etnia e religione, ha costruito castelli, cattedrali, abbazie, ospitalia e grange (fattorie), sviluppando l’attività agricola e il commercio verso l’Oriente e i Paesi del Mediterraneo.

Ma la storia del paese era iniziata molto tempo prima, con una comunità che già intorno al settimo/sesto secolo avanti Cristo aveva rapporti con il mondo greco.

Dopo la fine dell’Impero Romano, arrivano i Goti e in seguito il territorio dell’attuale Sannicandro di Bari è luogo di scontro tra i bizantini e il mondo longobardo, con frequenti interferenze saracene.

Sono proprio i saraceni a lasciare in eredità nel 958 a questa comunità di persone da sempre disposte all’incontro e all’ascolto degli altri il primo toponimo: Ziziro di Bari.

(nella foto, il professor Nicola Racanelli)

Lungo la Via Appia, verso la fine dell’undicesimo secolo a Ziziro di Bari arrivano i Normanni.

Recuperano una vecchia struttura fortificata bizantina in rovina da tempo e realizzano un “castrum” con quattro torri d’angolo.

I fratelli Altavilla, Umfredo e Guglielmo di San Nicandro, impongono al borgo che si raccoglie intorno al castello il nuovo nome che, unito eufonicamente, diventa quello definitivo.

Un documento del 1119 assegna la titolarità del feudo a Emma d’Altavilla, figlia del Gran Conte Ruggero I di Sicilia e sorella di Ruggero II, con la prima menzione ufficiale del toponimo.

Nel 1133 Ruggero II assegna il territorio a Guido da Venosa, che rafforza il castello con altre quattro torri centrali, ma nel 1168 emerge che “Guillelmus De Tot tenet in balio Sanctum Nicandrum”.

De Tot è un personaggio importante. Gestisce diversi feudi del territorio barese, ha il titolo di Magister e ha rapporti diretti con il Papa in quanto “Maestro del Tempio”.

Il Castello diventa una “Grangia Templare”, nucleo produttivo di un’economia di stampo monastico.

Quando il Magister De Tot vi si insedia, amplia e riconverte l’intera struttura castellare da sede di feudo normanno appunto a “grangia”, destinata all’approvvigionamento delle truppe crociate in Terrasanta.

Non sfugge che, tramite la madre Costanza, la famiglia normanna Altavilla sia ascendenza dell’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II di Svevia, detto “Stupor Mundi”.

Federico II non ha buoni rapporti con il mondo dei Templari che hanno interessi economici e politici simili ai suoi, ma non coincidenti, nei confronti dell’Oriente in generale e della Terrasanta in particolare: i Templari sono dei monaci guerrieri inseriti economicamente e militarmente nel mondo dei Crociati, Federico II non vuole combattere l’Islam ma dialogarci.

Dopo il tramonto degli Svevi e ormai finita l’epoca d’oro templare, il castello è compreso tra i beni controllati direttamente dal regno angioino, ma il 1° novembre 1304 il re Carlo II d’Angiò lo dona alla Basilica di San Nicola a Bari.

Nel 1967, infine, il Comune di Sannicandro di Bari lo compra e partono lavori di recupero e valorizzazione.

Oggi il Castello, visitabile dal pubblico, è sede di convegni, mostre, sagre, laboratori del gusto e rievocazioni storiche.

Sannicandro di Bari resta oggi un borgo contadino.

Gli antichi “princìpi” dei monaci guerrieri vivono ancora in segni, simboli e rituali di un mondo che, pur nella evoluzione tecnologica degli strumenti, custodisce nelle attività quotidiane il suo patrimonio culturale, riaffermandolo socialmente nelle feste contadine e religiose, a scandire i ritmi della vita del paese, la cui gastronomia è legata alla produzione dell’olio extravergine di oliva coratina.

Informazioni su visite e iniziative in corso al Castello Normanno-Svevo:

https://www.facebook.com/proloco.sannicandrodibari

 

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