Prosegue il “racconto”, per immagini e suggestioni, di Mrs. Bags: in Sicilia, è la volta della Valle dei Templi di Agrigento
I nuovi scatti alle bellezze del nostro Paese dell’inviata di Ramingare in giro per l’Italia, durante il suo lavoro di operatrice turistica.














Templi greci & capre in pelliccia. Akragas. E 2500 anni di storia ti cadono addosso e ti picchiano in testa con i ricordi liceali.
I romani la chiamarono Agrigentum, gli arabi Girgentu, noi oggi Agrigento.
Si potrebbe dire che nella Valle dei Templi il tempo si è fermato, sarebbe banale, e a dire il vero è molto più di così.
Come si definirebbe il Tempio di Hera, che dopo duemilacinquecento anni è ancora lì, integro, mai distrutto, mai restaurato, imperterrito e duro come un caprone che controlla il suo recinto?
Io mi commuovo.
E, a proposito di caproni, all’interno dell’area archeologica e sacra c’è il recinto con le Girgentane, capre specialissime importate dagli arabi nella notte dei tempi e della storia siciliana.
Hanno la pelliccia, letteralmente, con i “capelli” lunghi e biondi e corna uguali a quelle dei camosci e degli stambecchi.
Quando partecipano ai concorsi di bellezza non c’è gara, vincono tutto.
Poi c’è l’albero di pistacchio, è femmina, e ci vuole un albero maschio nei pressi, altrimenti niente pistacchi.
E chi l’aveva mai visto, dal vero, un albero di pistacchio?
Anche questo importato dai soliti arabi nei tempi che furono.
Anche il mandorlo è stato portato dagli arabi.
Questo, in particolare, fa ombra al Giardino dei Giusti del Mondo, vicino al Tempio della Concordia.
Ci sono i cippi dedicati a Falcone, Borsellino e alle loro scorte.